Aprire i conventi vuoti alla solidarietà

Aprire i conventi vuoti alla solidarietà

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Papa Francesco l’aveva detto in modo chiaro durante la visita al Centro Astalli per i rifugiati di Roma: “i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi”. Al contrario, aveva sottolineato: “dovrebbero servire per la carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo. Mostrare che con l’accoglienza e la fraternità si può aprire una finestra sul futuro”. Il richiamo non poteva essere più esplicito e qualcuno ha cominciato a prenderlo sul serio e a tradurlo in fatti concreti.

Il convento di San Lorenzo a Piglio, in Ciociaria, fu fondato, si narra, intorno al 1215 da S. Francesco di ritorno dalla Terra Santa e in viaggio verso Subiaco. L’appello del pontefice che ha scelto il nome del poverello di Assisi ha colpito il superiore del convento, padre Angelo Di Giorgio, 74 anni, che ha deciso di aprire le porte alle coppie in stato di indigenza. L’ospitalità sarà riservata a coppie di anziani pensionati (anche stranieri), autosufficienti, liberi da qualsiasi impegno familiare. Nell’imponente monastero, situato nella parte alta del paese lungo la provinciale per gli Altipiani di Arcinazzo, poco distante dai boschi scelti da Giovanni Paolo II per una delle sue gite in montagna, saranno garantiti vitto e alloggio gratis. Le donne, in cambio, dovranno provvedere alle quotidiane attività domestiche, mentre gli uomini saranno chiamati a mantenere il decoro del monastero e a lavori di sistemazione del giardino (roma.corriere.it 8 ottobre).

Quello di Piglio era uno dei tanti conventi destinato a chiudere, qualche anno fa per mancanza di vocazioni tra i frati minori conventuali ma vi si oppose la mobilitazione della popolazione. Insieme a p. Angelo, oggi è rimasto un altro frate di 65 anni e le 26 stanze disponibili, con doppio letto e servizi, sono utilizzate spesso per corsi di esercizi spirituali. Per gli anziani ospiti è previsto un contratto annuale, con possibilità di rinnovo. La scadenza per presentare la domanda per diventare inquilini del convento era fissata al 30 novembre scorso.

Dal Lazio al cuore della Sicilia, l’appello di Papa Francesco è stato accolto dal vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, che ha chiesto ai suoi collaboratori di individuare delle strutture sul territorio diocesano, per l’accoglienza di chi ne ha bisogno. E’ stato individuato così il convento Valverde di Scicli, abitato fino a tre anni fa dalle Suore Mercedarie che poi, non riuscendo a mantenere in vita l’attività, decisero di chiudere, spostandosi a Caltanissetta. L’economo inviato dal vescovo ha affermato che qualche lavoro sarà necessario ma il Valverde potrebbe essere la prima struttura della diocesi di Noto e della provincia di Ragusa ad accogliere un buon numero di migranti, provenienti dal centro di prima accoglienza di Pozzallo (La Repubblica.it 22 ottobre).

Non si tratta di una iniziativa sporadica. Quella della diocesi di Noto è una decisione maturata dopo il convegno delle Caritas di Sicilia riunitesi a Lampedusa e assunta insieme ai sacerdoti della diocesi. “È un impegno – ha precisato mons. Staglianò in una lettera ai fedeli – che durerà nel tempo e che richiederà adeguate risorse finanziarie” e i supporti economici per le attività di accoglienza “dovranno essere il frutto di una vita più sobria e fraterna”. Intanto all’aiuto degli immigrati e dei profughi saranno destinate le offerte dell’Avvento di quest’anno (L’Unità, 22 ottobre).

Mons. Staglianò vuole andare oltre: “Sono pronto ad aprire anche l´episcopio dove vivo e a mettere a disposizione di questi fratelli gli spazi disponibili perché l´emergenza attuale mi chiede questo. Vale per i profughi e anche per le forme di povertà presenti nelle nostre città. Ci sono tanti casi in cui, a prescindere dal fatto che ci siano interventi economici da parte dello Stato, dobbiamo agire perché siamo essere umani e abbiamo il dovere cristiano e civile di dare solidarietà. Il cristiano accoglie ed è generoso, lo fa gratis, non per averne un profitto” (corrierediragusa.it 7 ottobre).

Alcune iniziative sono già in atto da tempo. A Brescia, per esempio, i padri Comboniani sono impegnati in una iniziativa di accoglienza, la «Tenda di Abramo», che dedica un’ala della casa all’ospitalità gratuita di 20 migranti, seguiti da volontari. “Ma per fare le cose più in grande – spiega il superiore della comunità missionaria comboniana di Brescia, padre Sandro Cadei, tornato di recente in Italia dopo una vita spesa in Africa – , non basta aprire le porte e dare da mangiare una settimana, ci vogliono progetti seri, altrimenti si finisce per dare il pesce e non imparare a pescare” (brescia.corriere.it 13 settembre).

Non solo un tetto e del cibo ma anche affetto e speranza: è quanto offrono agli immigrati i frati francescani di S. Francesco a Ripa Grande, nel quartiere di Trastevere a Roma. La struttura che risale all’800, “negli anni ’70 ospitava studiosi di teologia – spiega frate Domenico Domenici -. Abbiamo 25 stanze, di cui sette occupate da noi religiosi. Nelle altre, vuote, ospitiamo profughi e bisognosi”. Persone che, racconta il frate Domenico, “vengono accolte come in una famiglia, con assistenza legale e sanitaria, e restano nel convento per un tempo che spazia dai tre mesi a un anno. “Un periodo di rinascita in cui cercano lavoro, intrecciano relazioni, tornano a vivere in società – spiega Domenici – In questo convento non diamo solo un tetto e del cibo. Diamo affetto, speranza e fiducia” (roma.repubblica.it 16 settembre).

Una “goccia” in una grande città come Roma dove sono centinaia le persone che vivono e dormono per strada in condizioni precarie soprattutto con l’arrivo del freddo e nonostante l’impegno della Caritas diocesana e le iniziative del Comune di Roma. “Profondamento addolorato” si è detto Papa Francesco nell’apprendere che un clochard è stato trovato morto l’11 dicembre nel parcheggio del Gianicolo, a ridosso di piazza San Pietro. Il Pontefice si anche è rammaricato per il silenzio sul fatto di cronaca. Già nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium Bergoglio aveva espresso la sua indignazione per episodi come questo. “Non è possibile – scrive – che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada mentre lo sia il ribasso di due punti di Borsa” (roma.repubblica.it 12 dicembre).

FONTE – ALETEIA

 

 

 

 

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