I religiosi che scelgono la “periferia” come missione

I religiosi che scelgono la “periferia” come missione

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di Laura Galimberti

Le storie di Padre Cirillo, Padre Nico, Padre Fabio e Padre Piero che dedicano la loro vita per aiutare gli “ultimi”

“Verso i lontani per invitare gli esclusi”. Nasce da qui l’impegno dei religiosi nelle periferie del mondo. Storie di uomini e donne che raccontano come il messaggio lanciato a più riprese da Papa Francesco si può concretizzare con impegno e dedizione.

Dall’assemblea del Cism, Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori, in corso a Tivoli, esempi di vita come quelli di Padre Cirillo, Padre Nico, Padre Fabio, Padre Piero non sono altro che l’incarnazione del messaggio lanciato da Bergoglio anche attraverso la Evangelii Gaudium.

Con lo zaino in spalla
Padre Cirillo è Arcivescovo di Tolemaide (Egitto, patriarcato di Alessandria) e Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. I paramenti che indossa, durante le celebrazioni, sono solenni e pieni di storia. Ma non sono i soli. Chi lo conosce sa che di “strada” ne ha fatta tanta. Ogni fine settimana possibile, dal 1996, prepara il suo zaino, con dentro l’essenziale – sacco a pelo, stuoino, gavetta – allaccia i suoi scarponi e parte, per camminare accanto agli adolescenti e alle loro periferie esistenziali. Ne ha ascoltati a migliaia, con umiltà e misericordia tale che – dicono i suoi scout – “quando ti confessi quasi quasi è lui che ti chiede scusa!”.

Nella baraccopoli
Padre Nico 52 anni, ha ancora le mani sporche di vernice mentre inaugura a Fondo Fucile, periferia di Messina, il suo ultimo sogno: un campo di calcio, battezzato “il campo dei monelli”, su un terreno fino ad 8 mesi fa ridotto a discarica, ora spazio di accoglienza per i ragazzi della baraccopoli del quartiere. La periferia l’ha scelta da anni, ancora prima che divenisse di moda.

400 “pecore” da accudire
Padre Fabio da 12 anni “odora del profumo delle sue pecore”, oltre 400 disabili fisici e psichici. Per loro è padre, figlio e fratello e non sa cosa inventarsi: corsi di danza, teatro, musica, laboratori artigianali, giornate al mare, domeniche allo stadio, catechismo e celebrazione comprese, da far venire i brividi. Gli girano intorno centinaia di volontari – tantissimi giovani, intere famiglie con bambini – in cerca di risposte vere, “alla scuola della vita”.

Da L’Aquila alla Puglia
Padre Piero ha sempre mille cose da fare e, tra le pieghe del suo lavoro, giovani che lo tampinano in continuazione in cerca di un padre. “Fammi portare una coperta da qualcuno che qui fa freddo!!”, tuonò al telefono nel 2007, il giorno dopo il terremoto dell’Aquila. A 70 anni suonati non ha avuto esitazione e senza avvisare nessuno è partito con la sua macchina per “stare accanto” e sostenere la speranza di tanti sconosciuti. Ora è in Puglia responsabile di una comunità di recupero per minori.

FONTE – CISM

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