Un viaggio immaginario tra le drammatiche vicende di uomini e donne che, per ragioni diverse, hanno lasciato la loro patria alla ricerca di un futuro migliore.
E’ lo spettacolo “Senza Frontiere” in programma a Roma domenica 24 alle 21 nella basilica parrocchiale di San Giuseppe al Trionfale. Eritrea, Salvador, Moldavia, un campo Rom, il Messico: “Frontiere geografiche, frontiere politiche, frontiere psicologiche, sempre di frontiere si tratta. E Frank, il poliziotto di turno in tutte le frontiere, si lascia coinvolgere e commuovere dalle storie dei migranti e finisce per aprire la porta, la porta del suo cuore” spiegano gli organizzatori.
“Una tradizione – quella di una Pentecoste in preghiera con linguaggi nuovi, suoni, colori, parole e testimonianze – inaugurato lo scorso anno con il concerto-testimonianza dei The Sun” spiega don Wladimiro Bogoni, il parroco.
“Abbiamo voluto proseguire, in questo itinerario. L’incontro con Scalamusic ha fatto il resto”.
“Un’ emergenza, quella dei migranti, che ci interpella fortemente” aggiunge don Wladimiro, ricordando l’impegno dei guanelliani per promuovere dignità, formazione e lavoro nelle diverse missioni in Sud America, Asia e Africa e al tempo stesso la premura di San Luigi che andò negli USA proprio per occuparsi, attraverso le sue religiose, della cura spirituale dei tanti italiani emigrati, “una povertà che urla, ci scuote dalle nostre comodità e ci evangelizza”.
Sul palco 10 giovani, provenienti da Roma, Assisi, Tivoli e alcuni dall’Eritrea, grazie a Scalamusic. “E’ il progetto dei missionari scalabriniani, nato ufficialmente nel 2008” spiega P. Gabriele Beltrami, vice presidente “nell’ambito della musica cristiana”. Tra gli obiettivi, raccogliere i talenti musicali, sia religiosi che laici, presenti nell’ambiente scalabriniano, promuovendone la creatività attraverso una produzione musicale qualificata sui temi legati al mondo della mobilità umana, attraverso concerti, meeting, recital musicali, workshop, CD per incentivare le potenzialità artistiche dei giovani scalabriniani di tutto il mondo, attraverso l’offerta di una concreta e permanente possibilità di pubblicazione delle loro opere; diffondere la musica scalabriniana come veicolo privilegiato di comunicazione, sensibilizzazione e coinvolgimento nell’opera missionaria al servizio dei migranti, promuovere la formazione professionale di nuovi artisti scalabriniani, religiosi e laici, che possano dare continuità al progetto. A novembre del 2014 è stata stipulata la convenzione con la Hope (fondata nel 1998 su iniziativa del Servizio nazionale per la pastorale giovanile). “Uno strumento – conclude Beltrami – a servizio del progetto dei Missionari di S. Carlo Borromeo, detti Scalabriniani: accompagnare il cammino dei migranti e rifugiati verso una nuova Pentecoste”.