Scampia, quella via crucis nel campo Rom

Scampia, quella via crucis nel campo Rom

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Un venerdì santo nel campo Rom di Giuliano. Insieme, la comunità dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Scampia, alcuni Associati, giovani lasallaini, un gruppo Scout di Roma, le Suore della Provvidenza di P. Luigi Scrosoppi e le Domenicane di Santa Caterina con alcuni loro volontari. La riflessione di Andrea Sicignano, associato Lasalliano e professore al Collegio San Giuseppe – Istituto De Merode di Roma.

Non c’è posto! Non c’è posto!”: il mondo lo ripete con forza dalla notte di Betlemme. Nel mondo che abbiamo costruito non c’è posto… e ogni giorno continuiamo ad escludere gli ultimi, con giustificazioni pseudo-razionali, con tante auto giustificazioni, entrando inesorabilmente a far parte della folla che urla: “non c’è posto” “Crocifiggilo”. Venerdì 3 aprile: con la mia famiglia, alcuni ragazzi del movimento dei giovani lasalliani, religiose di diverse Congregazioni e volontari ho partecipato alla via crucis che la Comunità di Scampia ha organizzato al campo rom di Giuliano. “Non c’è posto”: questa frase mi è rimbombata nella testa e nel cuore.

Vetri, tanti vetri per terra, su una colata di cemento in mezzo al nulla. Separate da tutto, escluse dal resto della “gente civile” , le famiglie rom del campo di Giuliano vivono ogni giorno in un posto che apparentemente sembra dimenticato da Dio.

La verità è che oggi, entrando in quel luogo, Dio lo abbiamo trovato! Siamo entrati nella sua casa e siamo stati accolti da tanti sorrisi e da tanta voglia di giocare, da tanti tanti bambini, che correvano e saltavano a piedi nudi su quei vetri per venirci incontro.

Io ero lì con mia moglie e i miei due figli di 11 e 7 anni e subito la magia del mondo dei bambini ci ha avvolto.

Mia figlia Elena, la più piccola, ha subito fatto amicizia con un gruppo di bambine e dopo qualche corsa e qualche salto, il gioco è diventato quello di spazzare via i pezzi di vetro con delle scope, fare pulizia. Elena era l’unica che sapeva leggere, anche se c’erano bimbe più grandi di lei; così ha letto per loro un piccolo libricino. Emanuele guardava e parlava, provava a capire come fosse possibile che dei bambini vivessero in quelle condizioni.

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Durante la via crucis le bambine si sono prese per mano e anche se di religioni e provenienze diverse, ci hanno seguito nel nostro peregrinare di stazione in stazione. Elena, Zagorka e tutte le altre insieme si tenevano per mano, perché nel loro mondo non si è diversi, nel mondo dei bambini c’è sempre posto per tutti e in poche ore avevano fatto amicizia.

Alla quinta stazione della via crucis, mentre meditavamo sull’indifferenza di Pilato sotto i nostri occhi la carcassa di un topo morto, lì nel piazzale, dove i bambini giocano quando possono.Pilato è ancora ben vivo e ha davvero tanti seguaci, anche tanti cristiani “tiepidi” come li definisce Papa Francesco.

I bambini non sono tiepidi, sono fuoco. Sono loro i nostri maestri di misericordia, perché noi a poco a poco rischiamo di raffreddarci, di non ricordare il calore della tenerezza e dell’amore per gli altri.Una giornata intensa e mentre mettevo a letto mia figlia ho voluto ringraziarla per come si era comportata. La sua risposta? “Ma io non ho fatto niente, ho solo giocato…”

E’ proprio vero, ho ancora tanto da imparare.

 

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