«Donne tre volte», così le ha definite Gaia Mormina della Humilitas Onlus. Sono le donne migranti, sulla cui dimensione psicologica si sofferma il progetto Mil formas de ser mujer presentato il 24 maggio nella chiesa di Santa Maria della Luce, a Roma.
Ogni migrante ha tre identità. La prima è quella in patria; la seconda, quella nel paese di adozione; la terza, quella nel passaggio continuo tra le due realtà di chi sente di non appartenere pienamente a nessuna delle polarità principali. Una natura triplice che si rivela maggiormente proprio nel mondo femminile. La donna infatti, col suo ruolo di figlia, madre, nonna è elemento fondante della struttura familiare e indicatore principale del disagio.
«Questo viaggio continuo tra sfere identitarie può essere vissuto con chiarezza e senza confusione. Spesso però si rimane bloccate nel mezzo» ha ricordato Leticia Marin, una delle due psicologhe messicane (l’altra è Sofia Ibarra) che dal 2009 accompagnano i migranti che si rivolgono alla sede della SAL Onlus.
Mil formas de ser mujer intende offrire alle donne un sostegno per una progressiva riscoperta delle proprie risorse e potenzialità. Grazie a Humilitas Onlus, braccio sociale della Cappellania latinoamericana di Roma e della Fondazione Charlemagne, sono stati stabilmente avviati dei gruppi di aiuto con frequenza settimanale. Ogni martedì e giovedì per tutta la giornata le sedi di Humilitas e Sal sono aperte per offrire consulenza psicologica alle donne interessate al percorso.
Anche se l’iniziativa si concentra su quelle di provenienza latinoamericana, con la possibilità di esprimersi nella lingua madre, non è esclusa l’accoglienza di donne provenienti da altri contesti linguistici.
FONTE – SCALABRINIANI