di Laura Galimberti
Accoglienza, speranza, condivisione. Sono le tre parole chiave per descrivere il progetto “una casa in prestito” dei Padri Somaschi di Villa Speranza a San Mauro Torinese. “Era il 2012: molte persone hanno bussato alla nostra porta in quell’anno, e sono state accolte per pochi giorni o per mesi, nei locali della casa che solo saltuariamente erano utilizzati dalla comunità religiosa”. Lo ricorda bene P. Giorgio Novelli: “erano mamme con bambini, singoli o coppie che avevano perso il lavoro; altri al termine di un percorso comunitario o usciti dal carcere. Nonostante la buona volontà gli spazi offerti erano limitanti sotto diversi punti di vista: per questo da subito abbiamo pensato ad un progetto di ristrutturazione dell’intera ala, con l’obiettivo di ricavare 6 unità abitative indipendenti: 2 monolocali e 4 bilocali, con una lavanderia e una sala polivalente in comune, per un preventivo di spesa globale di circa 180.000 euro”.
L’incoraggiamento a procedere è arrivato dal Comune di S. Mauro e da diverse persone e associazioni impegnate a rispondere all’emergenza abitativa che colpiva sempre più il territorio: l’idea era buona, mancavano i soldi per attuarla, 30.000 euro per ogni alloggio arredato.
“Abbiamo continuato ad accogliere persone – spiega – e cominciato a cercare fondi, bussando a Fondazioni (bancarie e non), alla Curia diocesana, alle Parrocchie, ai cittadini del nostro territorio”. Così, la Fondazione CRT con 30.000 euro ha sponsorizzato un appartamento, la Curia di Torino dal fondo dell’8 per 1000 ci ha donato 23.000 euro e con gli eventi organizzati e con libere offerte dei cittadini – con qualche punta davvero notevole – siamo arrivati a 102.000 euro.
L’inaugurazione il 7 febbraio del 2014, vigilia della festa di S. Girolamo Emiliani, fondatore dei Padri Somaschi. “A marzo le 6 unità abitative sono state tutte occupate. Continuiamo a cercare sostenitori; qualche fattura è rimasta da pagare, grazie anche alla disponibilità della Cooperativa sociale che ha eseguito parte dei lavori di ristrutturazione”.
L’accoglienza promossa è temporanea (12/18 mesi al massimo), per sostenere singoli e famiglie ed aiutarli a ritrovare un’autonomia lavorativa e abitativa, in collaborazione con gli Enti pubblici, le Associazioni e i cittadini del territorio.
Un progetto che è possibile supportare anche condividendo le proprie competenze: “dalla ristrutturazione, ai mobili da riciclare (soprattutto le cucine), dalla disponibilità di qualche artigiano a chi offre il suo tempo per un aiuto concreto alle persone accolte”. La richiesta più impegnativa, guardando avanti, rimane sempre il lavoro, “perché le persone possano mantenersi e mantenere la loro casa con dignità. Per questo dopo Una casa in prestito – conclude P. Novelli – partirà anche Un lavoro per una vita dignitosa: se qualcuno ci vuole dare una mano…”.
Info www.fondazionesomaschi.it