A Valmontone, nella “beauty farm” dove si rinasce al futuro

A Valmontone, nella “beauty farm” dove si rinasce al futuro

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di Laura Galimberti

Migranti, ex detenuti, disoccupati senza casa, minori arrivati al 18° anno e usciti dalle case famiglia e ancora beneficiari dell’istituto della “messa alla prova”. “Una fraternità ampia” quella del Convento Sant’Angelo di Valmontone spiega Fra Domenico Domenici, 66 anni, di cui 16 in Congo Brazzaville, tra i coordinatori del progetto RIPA, promosso 4 anni fa dai frati minori del Lazio.

“Volevamo recuperare lo spirito francescano delle origini e vivere il Vangelo in comunione fraterna. Ci siamo lasciati interpellare dalle povertà. Così è nato il progetto “Rinascere Insieme per Amore”, un percorso personalizzato per accompagnare ogni fratello al recupero della propria integrità, da quella interiore alla possibilità concreta di vivere in modo autonomo economicamente”. Come? “Vivendo relazioni d’amore, libere e rispettose, che permettono a ciascuno di valorizzare talenti e lavorare sui propri limiti attraverso l’impegno personale e la collaborazione con i fratelli, perché le fragilità umane non sono un ostacolo ma un inizio da cui ripartire verso il sole che ognuno custodisce nell’animo, che dà significato alla propria esistenza e la trasforma in capolavoro”.

Convento Valmontone

Tre gli step del progetto: prima accoglienza, permanenza in fraternità, reinserimento nella società. Non esiste un tempo di permanenza standard per tutti, ma unico per ciascuno.

Come per Akar ragazzo curdo, arrivato con i barconi in Italia, ricoverato con tubercolosi e ora, dopo il percorso di accoglienza ricevuto, inserito nella società, lavoro compreso, “bravissimo cameriere in un ristorante di Roma” sottolinea Fra Domenico. O di Afrim, albanese, uscito da una casa famiglia ed atteso dai frati alla stazione di Valmontone nel giorno del suo 18° compleanno. “La sera abbiamo improvvisato una festa, non sapevamo compisse gli anni proprio quel giorno. Quando arrivano non chiediamo neanche i documenti. Un ragazzo eccezionale – continua – con un grande desiderio di riscatto. Proviene da una famiglia povera e isolata ma sa regalare a tutti entusiasmo, gioia, determinazione nel prendere in mano la vita, orientarla al bene. Quanto può essere preziosa la sua testimonianza per tanti nostri giovani fragili!”

La casa accoglie anche quanti beneficiano dell’istituto della messa alla prova. “Rinascite possibili, perché aver rubato non significa essere ladri per sempre” sottolinea. Lo conferma il percorso di Alicia, una ragazza rom. “Oltre ogni stereotipo, è una testimonianza meravigliosa tra la gente: piena di vita, pulita, gestisce la casa in maniera impeccabile, sorridente, inserita nella realtà con profonda coscienza della propria identità e dignità”.

Corso_di_restauroLa comunità mira a non omologare. Così le giornate sono uniche per tutti. “Punti di riferimento sono la colazione alle 8:30, preceduta dalla preghiera libera per chi desidera e i pasti della giornata. Per il resto c’è chi gestisce la casa – lavanderia, giardino, orto – chi frequenta i laboratori di restauro mobili, mosaico, pelletteria o crea oggetti religiosi, bigiotteria, bomboniere solidali o chi gradualmente, mentre rinasce, manifesta il desiderio di cercare un lavoro fuori”. A novembre del 2014 è stato avviato anche un progetto di semi autonomia – la casa “il focolare” con l’Associazione San Vincenzo De Paoli. “Un appartamento in zona Prenestina dove, chi ha fatto un percorso di recupero ed ha trovato un lavoro, può soggiornare dai 6 agli 8 mesi, con un piccolo contributo e il supporto di un tutor per la gestione della casa”.

Il progetto nel suo complesso, ad oggi operativo su 4 comunità dei frati minori del Lazio (Valmontone, Villa Adriana, Artena e Roma-San Francesco a Ripa), ha permesso dal 2012 al 2014 l’accoglienza di 178 persone in difficoltà e il reinserimento di 82. “Di migranti ne ospitiamo al momento una trentina: provengono dalla Siria, dal Mali, dal Bangladesh, Pakistan, ancora da Romania e Albania”. I servizi offerti vanno dalle pratiche per i documenti, al lavoro sulla propria interiorità, alla possibilità di un lavoro, al recupero di contatti con parenti o familiari.

Convento Sant'angelo ValmontoneCosti? “E’ totalmente gratuito. A sostenerci sono benefattori, associazioni, gente semplice. Così sperimentiamo quella precarietà bella che ci fa confidare nella Provvidenza e favorisce il graduale coinvolgimento della comunità locale: alcuni fanno la spesa e passano a lasciarci qualche pacco di pasta, c’è chi prepara per la propria famiglia le fettuccine e ne fa un po’ anche per noi e così via. Le persone piano piano si avvicinano, si conoscono, si prendono per mano ed iniziano a camminare insieme”.

Una ricchezza che è possibile condividere, con giornate di fraternità ed incontro al convento, per pacchetti benessere decisamente “a misura”.

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