Altro che represse: in clausura ci vivono donne vere

Altro che represse: in clausura ci vivono donne vere

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L’abito tradizionale non deve trarre in inganno: le monache di clausura sono moderne, anzi contemporanee. Esperte di umanità, perché alle loro porte bussano persone che affidano alla loro preghiera problemi gravi e gravissimi. Ed esperte anche di computer, internet, social network, strumenti usati per contattare amici, fedeli, atei, lontani, chiunque voglia parlare con loro al di qua della grata. Forse Luciana Littizzetto non è aggiornata sulle donne che oggi scelgono la vita contemplativa, consacrandosi a Dio con i tre voti di povertà, obbedienza e castità a cui aggiungono in qualche caso quello di clausura (oppure seguono le indicazioni della Chiesa sulla clausura senza professare il voto), convinte che offrire l’esistenza a Dio per amore di tutti sia l’opzione migliore. Donne spesso laureate, con fidanzamenti alle spalle o con esperienze anche trasgressive, che si innamorano di Cristo e di questa modalità di seguirlo, per molti antiquata e non al passo con i tempi. Invito chi la pensa così a incontrare una monaca di clausura in un parlatorio, a confrontarsi con lei: scoprirà che, se non vede la televisione (anche se in alcuni monasteri non c’è per scelta), legge i giornali ed è aggiornatissima su cosa accade nel mondo. Ed è esperta soprattutto di quello che succede nei cuori e nelle anime delle persone che si confidano, che cercano consolazione e conforto, qualcuno che dia ascolto e speranza. Chi lo fa oggi, in un mondo terribilmente in corsa, se non le claustrali, che seguono per regola un ritmo di vita cadenzato e preciso dove la preghiera ha sempre posto insieme al lavoro su commissione per mantenersi, alle faccende domestiche, allo scambio con le altre monache della comunità, al colloquio con chi si avvicina alla grata del parlatorio?

cappuccine suor PiaCi sono le clarisse (seguaci di santa Chiara di Assisi, discepola di Francesco) e le carmelitane (qualcuno sa che quest’anno si festeggia il quinto centenario della nascita di santa Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, che consigliava alle sorelle emaciate dalle penitenze di mangiare una bistecca?). Ci sono le benedettine (san Benedetto da Norcia, padre del monachesimo occidentale, era fratello di santa Scolastica, che abbracciò il carisma dell’ora et labora, prega e lavora) e le agostiniane (sant’Agostino predicava un intenso amore fraterno). Poi le adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento e le trappiste di spiritualità cistercense, le monache della comunità di Bose… Insomma, quasi ovunque nel mondo esistono ancora, e sono fiorenti di vocazioni in molti casi, i monasteri di clausura. Dove si ride, e anche tanto. Dove si vive. Dove in molte hanno avuto un fidanzato prima di varcare la porta del monastero, da cui escono solo in casi eccezionali. Lo hanno deciso, lo hanno scelto volontariamente. Non sempre è facile, ma è un regalo che fanno a tutti: separarsi per dare spazio completamente a Dio nella loro vita e restituirlo a chi ascoltano, incontrano, amano.

Alcuni le accusano di essere anacronistiche. Poi però, se rispondono tramite la loro pagina Facebook a una provocazione (come hanno fatto le clarisse cappuccine di Napoli), le additano come sfrontate o troppo social perché hanno replicato al commento della comica piemontese: «Ci dispiace che la sig.ra Littizzetto, che abbiamo apprezzato in altre occasioni, abbia pensato che le “represse” monache di clausura stessero aspettando il papa per abbracciare un uomo… probabilmente per fare questo avremmo scelto un altro luogo e ben altri uomini… se avessimo voluto… Non sarebbe forse il caso, cara Luciana, di aggiornare il tuo manzoniano immaginario delle monache di vita contemplativa?».
Sono “amica” su Facebook da tempo di queste clarisse cappuccine, ho chiesto loro perché abbiano deciso di postare il commento. Risposta: «Non pensavamo a tanto clamore, ma non ce la siamo sentita di lasciar correre ancora una volta…».

A questo punto, perché la Littizzetto non va a incontrarle di persona? Scoprirà che dietro la grata vivono donne vere, con un’affettività piena. Con i loro problemi e limiti, certo. Ma il loro cuore non è congelato né pietrificato, basta guardare i loro volti e sorrisi. Se dimenticano la loro chiamata autentica, papa Francesco lo ha ricordato spesso, rischiano di diventare zitelle. Questo vale per ogni consacrata, per ogni donna e anche per ogni uomo che si chiude in se stesso e smette di amare. Quindi, cara Luciana, lasciati sorprendere da donne toste, incredibilmente toste, che non cercano pubblicità sui media e in genere non vanno in tv.

cappuccine Napoli 2FONTE – SOCIAL CHURCH

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