Madre Teresa: “Figlia mia in Albania Dio ha fame”. Da 22 anni...

Madre Teresa: “Figlia mia in Albania Dio ha fame”. Da 22 anni la risposta “imbarazzante” di una piccola 80enne

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di Laura Galimberti

80 anni suonati, viso piccolo e tondo, due occhi pieni di luce. Sr Teresa non si da pace: deve capire a chi costruire la 58a casetta in muratura: “vedi” spiega foto alla mano “due anziani con un disabile che per tutta la vita son vissuti come bestie in una baracca da brividi. Per 54 mq metri quadri, occorrono 13.700 euro. E poi una mamma con una bambina di sei anni: vivono in una casetta che il  marito stava costruendo con moltissimi sacrifici. Ora si è ammalato e la casetta è rimasta senza intonaco, senza impianti, elettrico ed idraulico, senza bagno, senza pavimento e senza porte e finestre. Infine una mamma con due piccoli figli, una femminuccia di sei anni e un maschietto di 4: vivevano in una casetta fatiscente in affitto, ma non avendo i soldi per pagare sono stati cacciati. Ora vivono in una baracca su terra di nessuno. Per arrivarci abbiamo rischiato di brutto. Non c’è strada e ciò che si può ammirare da quel posto è solo il piccolo cimitero di Bardhaj. Il marito della signora è partito non si sa per dove e lei con i due figli, quando scende la sera,  vive nella paura che trasmette anche ai figli. E poi c’è una vedova con tre figli, una famiglia di Grud e Re e una sposa con due bambini che non sanno come e dove vivere.”.

Non si ferma Sr. Teresa: “non ce la faccio a dormire tranquilla sapendoli in questa situazione”.
Un visetto simpatico e birichino il suo, preso tra le mani nel 1991 a San Gregorio al Celio, Roma, da Madre Teresa. “Figlia mia in Albania Dio ha fame” le disse. “Parole che hanno scompigliato tutta la mia vita” confida questa piccola donna, da roveto ardente.

Dopo pochi giorni il primo viaggio in Albania con le missionarie della Carità. “Qualche ora di traversata e ci sembrò di essere state catapultate in un altro mondo”. Feste natalizie e immagini da brividi, raccolte dalla religiosa in una semplice e toccante video testimonianza che racconta questi primi 22 anni di missione.

Ragazzi aggrappati ai camion per chiedere un pezzo di pane, bambini scalzi, strade sterrate, bunker dappertutto. In città palazzi fatiscenti. Al mercato solo porri e cipolle. Tre forni per 110 mila abitanti. “Questa situazione mi tolse la pace, portandomi a decidere di fare qualcosa per questo popolo che mi aveva preso il cuore. Iniziai a fare la spola dall’Italia per portare alcuni aiuti, a sostenere gli ospedali dove non c’era assolutamente niente. Aiutavo  le mamme con bambini, disperate, perché  mancava loro perfino il pane.  Erano le famiglie più povere dei poveri di vari villaggi: Daiç Grud, Re, Dobraç e Scutari.

Alla fine del 1994 confidai al vescovo di Scutari “Fran Ilia” 38 anni di carcere per Cristo,  che io e le mie consorelle, le Oblate della Madonna del Rosario, avevamo deciso di  aprire una missione in Albania. Ne fu contentissimo e nella primavera del 1995 ci accompagnò in alcuni villaggi, per darci la possibilità di scelta e fra gli altri ci portò a Bardhaj, oltre il fiume: due ore di fuoristrada quando l’acqua è alta. Il 7 ottobre del 1995, festa della Madonna del Rosario di Pompei, apriamo la casa, ma al villaggio non avendo un posto per dormire siamo costrette a prendere un piccolo appartamento in affitto a Scutari. e così per 6 mesi facciamo la spola. Finalmente, l’8 maggio del 1996, supplica alla madonna del Rosario di Pompei, ci trasferiamo definitivamente lì”. Un alloggio povero ma più dignitoso di quello della sua gente. “Acquistiamo un prefabbricato per tutte le attività: lunedì è ambulatorio, poi sala per attività, domenica chiesa, anche se spesso le celebrazioni sono all’aperto per l’enorme affluenza delle persone. Nel 1998 terminiamo la costruzione di una casa grande per accogliere 150 bambini; nel 1998 anche 4 famiglie kosovare del campo profughi fuggite per la guerra. Nel 2000 la posa della prima pietra da parte del Vescovo Mons. Angelo Massafra per la prima chiesa del villaggio intitolata alla Madonna del Rosario di Pompei.

In 22 anni 380 i bambini adottati, continuo il lavoro di catechesi, di aiuto alle famiglie, di alfabetizzazione, la mensa giornaliera per i piccoli della scuola materna, la costruzione di 57 casette di mattoni per famiglie che vivevano in baracche di cartone, oltre 150 pozzi, un piccolo ponte per permettere ai bambini che vivono sotto la montagna di poter raggiungere la scuola materna. “Opera di Dio e della Vergine del Rosario che si sono serviti di questa piccola, insignificante donna, che da quel 1991 si è fatta mendicante per i più poveri, ma soprattutto delle mie consorelle che  hanno fatto della loro vita un continuo dono con e per i nostri prediletti. E cosa dire al benefattore che ha realizzato la scuola materna e la Chiesa? Teresa, mi disse un giorno, tutti cercano il tesoro. Io da quando vengo in questo villaggio ho scoperto che il vero tesoro è donare il sorriso ai bambini, accendere luci nel buio, regalare speranza. Aveva ragione, i poveri ci fanno scoprire i veri valori”. E continuano a scoprirlo le centinaia di volontari, giovani e adulti, che scelgono di condividere qualche giorno nella piccola missione e che al termine dell’esperienza si sentono dire da Suor Teresa “Finché Dio non mi ferma io non mi fermo. Di tanto in tanto cado, fisicamente e non solo. Ma di fronte a queste situazioni di sporcizia, povertà, assenza di dignità io non dormo, non riesco”.

“Oggi apparentemente l’Albania è cambiata: le strade principali sono asfaltate, i palazzi fatiscenti ristrutturati e pitturati con colori vivaci”. Da Durazzo a Scutari si vedono palazzine nuove, distributori di benzina. Nei negozi si trova tutto o quasi. “Ma per la mancanza di lavoro gli albanesi vivono da disperati” spiega. “Anche chi ha la fortuna di averlo guadagna 7/8 euro al giorno. Il costo della vita è simile al nostro. Anche Bardhaj appare cambiata ma quando si entra nelle loro case si tocca con mano la lotta a cui è costretta la nostra gente per sopravvivere. Se all’inizio erano tutti poveri oggi i ricchi diventano sempre più ricchi ma la stragrande maggioranza è povera e diventa sempre più povera”.

Ma lei non ha dubbi, come quando a 5 anni a Pompei nel giorno della sua prima comunione sentì un amore grande da donare agli altri. “Sono sicura che riusciremo, insieme, a dare futuro e dignità anche a loro”.

Il 4 settembre sarà in piazza San Pietro per la canonizzazione di Madre Teresa: “Come non potrei?”, sorride emozionata con gli occhi pieni di luce, mentre cerca una particolare illuminazione per capire a quale tra le sei famiglie in baracca costruire la 58a casetta”.

Per sostenerla CONTO CORRENTE Numero 71943
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Intestato a : Alfano Teresa
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