Università Gregoriana: un percorso di specializzazione in pastorale familiare

Università Gregoriana: un percorso di specializzazione in pastorale familiare

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di Chiara Santomiero

Un nuovo percorso di studi in Teologia pratica con specializzazione in pastorale familiare della Pontificia Università Gregoriana

Sulla brochure c’è una famiglia con genitori, figli, nonni ed è un’immagine che è già una spiegazione: occuparsi di matrimonio e famiglia oggi è un compito complesso che richiede di tracciare sentieri nuovi partendo dalla realtà concreta. In soccorso degli operatori pastorali impegnati in questo campo arriva anche un nuovo percorso di studi proposto dalla Pontificia Università Gregoriana attraverso il diploma in Teologia pratica con specializzazione in pastorale familiare, strutturato in 12 incontri seminariali nell’arco del week end all’insegna dell’interdisciplinarietà. Coordinatore del corso e del team di docenti è fra Paolo Benanti, dei terziari regolari, che ha risposto alle domande di Aleteia.

Perché questo corso?

Benanti: E’ la risposta dell’Università Gregoriana all’esigenza espressa dall’Evangelii Gaudium e anche dallo scorso Sinodo straordinario sulla famiglia di trovare nuovi sentieri della pastorale per camminare con il popolo di Dio. Con lo strumento del corso, il mondo accademico si pone al servizio della formazione di coloro che condividono il cammino delle famiglie.

In che modo?

Benanti: All’inizio della seconda parte della costituzione pastorale Gaudium et spes, laddove si analizzano alcuni problemi specifici, si afferma che il Concilio Vaticano II vuole guardare alla realtà concreta alla luce dell’esperienza umana e del Vangelo: è la stessa modalità che vogliamo offrire in un corso all’insegna della interdisciplinarietà. Un aiuto per gli operatori pastorali alla luce sia dell’esperienza umana – e da qui gli apporti della psicologia, della sociologia, delle scienze umane – che del Vangelo per cui si offre un insegnamento di introduzione alla fede, per chi dovesse colmare lacune di questo tipo, ma anche di riflessione teologica, sacramentaria e morale. Non solo teologia, quindi, nè semplice counselling psicologico, ma una risposta umana a 360 gradi che prende in carico tutta la complessa situazione della famiglia, provando a tracciare percorsi di accompagnamento. Per famiglia intendiamo non solo il matrimonio e la relazione tra i coniugi ma anche quelle con i figli e i vari componenti del nucleo familiare.

C’è un’impreparazione in questo campo?

Benanti: Non è che manchi qualcosa, ma a scavare quel pozzo che è la ricerca dell’uomo e della sua vita non si finisce mai. Oggi viviamo una complessità nella quale alcuni valori non sono più immediatamente percepiti o percepibili, in cui si aprono un’infinità di soluzioni possibili, in cui tante voci dicono tante cose diverse: ritornare a quella chiamata alla felicità originaria che è la creazione di Dio, la creazione del sacramento della coppia in una dinamica che accoglie tutto dell’uomo e tutto di Dio, significa rimettere al centro la verità e la missione propria dell’Università e della Chiesa.

E’ questa la teologia pratica?

Benanti: La Teologia pratica è quel fatto – se vogliamo prendere in prestito le parole di S. Tommaso – per il quale l’essenza non sono le cose, perché altrimenti sarebbero solo idee. Teologia pratica è partire da una realtà che è più grande della nostra idea, come dice papa Francesco nella Evangelii Gaudium al numero 121. Questa consapevolezza invita a partire dalla realtà costituita dal vissuto delle famiglie oggi per riconoscere in quel vissuto quella stessa chiamata alla felicità e alla pienezza che vi ha posto nostro Signore. Come dire che Dio è amore nelle concrete situazioni pastorali pur senza tradire la verità? Come essere l’ospedale “da campo”, la Chiesa vicina alla gente, di cui parla Francesco? Come può la famiglia della “prima generazione incredula” continuare ad essere la cellula di trasmissione della fede? Queste sono le nostre piste di riflessione alla luce di quanto già evidenziato dallo scorso Sinodo e di quanto emergerà nel Sinodo di ottobre.

A chi è rivolto il corso?

Benanti: Il corso è rivolto agli operatori pastorali intesi come tutti coloro – sacerdoti, religiosi, laici – che condividano l’attenzione della Chiesa per la famiglia. All’inizio del romanzo “City” di Alessandro Baricco, il protagonista si chiede perché tutti cerchino una propria “via”: “io invece, afferma, voglio essere una piazza dove tutti si incontrano”. Anche questo diploma intende essere una “piazza”: un luogo in cui gli altri si incontrano e c’è uno spazio per risuonare di quella Verità che ci ha chiamato.

Informazioni e iscrizioni

FONTE – ALETEIA

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