A Torino un “condominio solidale”: aiuto reciproco, convivenza non semplice

A Torino un “condominio solidale”: aiuto reciproco, convivenza non semplice

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Nato nel 2008 grazie a un bando della Compagnia di San Paolo e gestito da due cooperative legate ai salesiani, il Condominio solidale riunisce anziani, che vi abitano stabilmente, e inquilini segnalati dai servizi sociali, che vi abitano per un periodo limitato. Belle amicizie e qualche problema.

 

TORINO – A guardarlo sembra un edificio come tanti: cinque piani che costeggiano uno dei numerosi viali alberati di Mirafiori, alla periferia meridionale di Torino. Ma al civico 4 di via Romolo Gessi, da qualche anno, è in atto un vero e proprio esperimento di convivenza cross-generazionale: si chiama “Condominio solidale”, ed è nato nel 2008 grazie a un’intuizione dell’Ags, l’associazione giovanile salesiana, che ha potuto realizzarlo grazie a un bando ella Compagnia di San Paolo.

Il progetto, almeno sulla carta, è piuttosto semplice: ai piani alti ci sono gli anziani, da soli o in coppia, che risiedono nell’edificio in via permanente, come aventi diritto a un alloggio popolare; le assegnazioni, in questo caso, avvengono tramite l’Agenzia territoriale per la casa. Dal secondo piano in giù, invece, abitano i cosiddetti “temporanei”, ovvero gli ospiti in condizioni di fragilità socio-economica: nella struttura restano per un periodo di diciotto mesi e vengono segnalati direttamente dai servizi sociali. A prendersi cura di loro, poi, ci sono gli “affidatari”: quattro nuclei familiari composti da volontari, che risiedono nell’edificio dietro il preciso impegno di assistere gli ospiti svantaggiati lungo il percorso verso l’emancipazione socio-economica e lavorativa.
Ma al di là di impegni e ruoli sulla carta, nel condominio la solidarietà pare una regola tacita ed estesa: “l’obiettivo – spiega Andrea Torra, coordinatore del progetto – è stabilire una situazione di reciprocità tra i residenti. Capita, ad esempio, che qualcuno trovi lavoro qualche tempo dopo essersi stabilito qui, e quasi sempre ci sono condomini che accettano di badare ai loro figli. Viceversa, alcune famiglie si offrono spesso di cucinare o di invitare a pranzo chi è solo o non ha tempo di farlo”. Nemmeno gli anziani, per inciso, sono esclusi dalla catena di solidarietà, “sempre che non vi siano situazioni cliniche o psicologiche particolari” puntualizza Torra.
A sentirla così sembrerebbe d’essere in una Shangri-La della periferia sabauda; ma le cose, in realtà, sono un po’ più complesse. “Gli ospiti temporanei – prosegue Torra – vengono selezionati dopo una serie di colloqui, che servono a capire la loro compatibilità con un contesto del genere: c’è bisogno di flessibilità, di spirito di adattamento e di voglia di andare avanti”. Ma non sempre le cose filano così lisce. Nella maggior parte dei casi, chi varca il cancello di via Gessi 4 lo fa al culmine di un percorso a ostacoli che con la crisi economica si va facendo sempre più diffuso: gli anziani possono trovarsi in condizioni cliniche particolari, mentre gli ospiti temporanei arrivano  spesso da situazioni di povertà, perdita improvvisa del lavoro o di disgregazione del nucleo familiare  in seguito a casi di violenza domestica. “A volte – spiega Torra – può accadere che a questi eventi traumatici se ne aggiungano di nuovi:c’è chi arriva con un part time da venti ore settimanali come unico mezzo di sostentamento, e si ritrova presto a perdere anche quello. O chi deve affrontare strascichi di quelle tensioni familiari che hanno determinato l’ingresso nella struttura. In questi casi la convivenza può farsi difficile”.
Il Condominio solidale resta però un esperimento felice, almeno a sentire le testimonianze lasciate dai residenti sul blog dedicato che l’associazione ha inserito nel suo sito web: c’è la ragazza di 17 anni che in via Gessi ha trovato “una grande famiglia, dove si sta sempre insieme e ci si aiuta in tutto, mentre noi non avevamo tanti amici”; o la badante rumena di una signora anziana  che ha potuto orientarsi e socializzare nel quartiere grazie a un’altra residente, sua collega e connazionale. Consistente è, in effetti,  anche la presenza di stranieri: al momento, oltre alle due donne rumene c’è una signora che arriva dal Brasile, una ragazza albanese e una famiglia magrebina che fa parte del gruppo dei volontari.
“Noi – conclude Torra –  ci proponiamo di salutare tutti i nostri ospiti meglio di come li abbiamo incontrati. Questo, purtroppo, non è sempre possibile: ma molti dei nostri condomini temporanei vanno via bene, con un lavoro e dei conflitti sostenibili con il resto del mondo. E, a voler essere realisti, direi che questo basta ad essere soddisfatti”. Per informazioni: www.condominiosolidale.org (ams)

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