Sono 50 in tutto, italiani ma anche migranti da Bangladesh, Marocco, Tunisia, stanziali per la maggior parte. E’ la famiglia di P. Piergiovanni, 69 anni, da 35 a Troina, Enna. Il Convento è diventato anche la loro casa.
“Da piccolo tutte le mattine andavo a servire la messa. Mi piaceva tanto. Poi il pomeriggio tornavo per giocare insieme ai miei amici. Sentivo accoglienza e un clima di famiglia, semplice, vero. Così a 11 anni ho deciso di percorrere questa strada tra i frati minori cappuccini, desiderando condividere in povertà la mia vita con i poveri” spiega.
Prima a Randazzo, poi a Lipari, Cefalù quindi a Troina: “ho iniziato ad accogliere prima alcuni uomini, poi vista la richiesta di tante donne, abbiamo diviso il convento in due ale e accolto anche loro. Viviamo di provvidenza, nessun contributo. Ogni sabato distribuiamo anche pacchi viveri alle famiglie del luogo in difficoltà e le aiutiamo a pagare le utenze”. Una volta alla settimana andiamo al mercato agroalimentare di Catania, dove chiediamo pesce, frutta e verdura, talmente abbondanti da condividerli con le suore di Madre Teresa di Calcutta e alcune case famiglia di Catania”. Conto sempre in rosso, ma tanta gioia e consolazione nel poter essere di aiuto: “Siamo felici”.
Con lui tanti volontari ed operatori. “Una ventina. Abbiamo ricevuto di recente anche una casa fatiscente che abbiamo restaurato con l’aiuto di tanti, anche persone che usufruiscono di aiuti e ricambiano con il lavoro delle loro mani, spesso persone che hanno perso il lavoro in modo imprevedibile ora in situazione di grave disagio. Ne abbiamo ricavato due casette dove alloggiano già due famiglie sfrattate”.
Diverse fedi: “Siamo tutti fratelli, non posso girarmi dall’altra parte, avere soldi in banca e figli nel bisogno”.
Misericordia: “ci sono giovani, anziani, alcuni hanno problemi forti di disagio sociale. “Ci sono stati fratelli, da noi beneficati, che volevano farci del male… Ma il Signore ci ha difesi, li abbiamo perdonati e continuiamo ad aiutarli”.
Ognuno ha il suo medico, “ma non siamo un ospedale, no. Siamo una famiglia. Secondo il Vangelo e la spiritualità francescana, ogni uomo è un fratello, ed è un dono di Dio. Come tale lo accogliamo, senza alcuna discriminazione di età, di sesso, di salute, di razza o di colore, secondo il motto di S. Francesco: “Chiunque verrà dai frati, amico o nemico, ladro o brigante sia accolto con bontà”. E così lievita sempre più la consapevolezza e la gioia che vivere è amare, e amare è dare la vita per Dio e per i fratelli!”.
Privilegi.