Ragazzi in cerca di futuro: la storia di Nur, dall’Afghanistan a Lecco

Ragazzi in cerca di futuro: la storia di Nur, dall’Afghanistan a Lecco

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di Laura Galimberti

“Sono partito dall’Afghanistan a 16 anni, da Mazzar, una località a nord della capitale. Era il 2009, mio padre voleva per me un futuro migliore”. Un viaggio pericoloso che non si dimentica facilmente: “Al confine con l’Iran stavano per spararci; ci siamo nascosti in una casa per 10 giorni, poi dentro un camion e così proseguendo anche per alcuni tratti a piedi, siamo ripartiti verso la Turchia. Ho visto gente morta lungo la fuga. Siamo anche stati assaliti da una banda di ladri. In Turchia ci hanno fatto salire su un barcone diretto in Italia, ma a causa di una avaria siamo sbarcati su un’isola, probabilmente greca. Siamo rimasti alcuni giorni senza mangiare, poi la polizia locale ci ha condotto in un centro di prima accoglienza. Qui ci è stato consegnato il foglio di espulsione, ma abbiamo raggiunto Atene e su un camion siamo arrivati in Italia. Se l’avessi saputo prima non sarei di certo partito e non a 16 anni! Arrivati a Milano con altri due amici, ci siamo divisi. Eravamo diretti verso il nord Europa, ma ho sbagliato treno – non conoscevo la lingua – e mi sono ritrovato a Lecco. Un controllore mi ha chiesto i documenti, stavo anche male, poi l’arrivo dell’ambulanza e mi sono ritrovato in questa comunità.

I primi giorni pensavo di essere stato catturato e di essere prigioniero. Non capivo che le persone volevano aiutarmi. Volevo scappare, ma non sapevo dove. Poi mi hanno portato un ragazzo afgano che ha fatto da mediatore culturale tra me e la comunità. Da lì ho cominciato a capire cosa succedeva e quali erano le intenzioni delle persone intorno a me, ed è cambiato il mondo! Quando ho iniziato poi a capire la lingua e comunicare con gli altri ho percepito che forse avevo qualche possibilità di futuro. Sono andato a scuola, ho preso la licenza media inferiore. Quindi sto imparando a fare il meccanico ciclista. Vorrei tornare al mio paese, ma non in questo momento.Dell’Italia apprezzo la possibilità di frequentare scuole e corsi di formazione; mi piace meno invece vedere che i ragazzi preferiscono computer e telefoni allo stare insieme, il poco rispetto verso gli altri, nessuno si alza sull’autobus per far sedere un anziano. Ho grande nostalgia della mia famiglia e del mio ambiente, il rapporto con la natura, la terra: per questo apprezzo particolarmente il progetto che i guanelliani stanno promuovendo con “Cascina don Guanella”.

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