Due anni in Africa come volontaria laica. Poi un anno in Italia per lavoro. Monica ha 36 anni e una laurea breve in scienze dell’educazione. Fino al termine del liceo ha vissuto in Romania con la famiglia. “Amo molto il bricolage e ogni lavoro manuale, camminare in montagna, passioni coltivate attraverso lo scoutismo”.
23 dicembre 2004, ore 20: “Ero in Italia, durante un incotnro di animazione missionaria. La testimonianza di una suora della Provvidenza e di un laico impegnato nelle loro missioni sono stati gli strumenti che ha usato!”
Il rifiuto iniziale, un misto di paure e gioia. “Lavoravo in Italia e la mia famiglia era in Romania. Ho preferito all’inizio non dire nulla. Poi quando ho compreso meglio e deciso, ne sono rimasti contenti e forse un po’ più tranquilli: sì perchè avevo prospettato loro il mio ritorno per sempre in Africa come laica e questo li spaventava. Gli amici mi hanno incoraggiata, ammirando il coraggio di lasciare tutto. La pace del cuore che cresceva giorno dopo giorno mi ha rincuorato sulla bontà della scelta. Ha avuto pazienza con me: mi ha chiamata due volte.
Paure: “Tante. Prima di partire per l’Africa quella di lasciare lavoro, amici, famiglia, non riuscire, paura di malattie, della solitudine. Cinque anni dopo, la chiamata alla vita consacrata: paura di rinunciare al progetto di ritornare in Africa. Ha avuto pazienza con me: mi ha chiamata due volte!”
Il coraggio di buttarmi è venuto dalla decisione di una mia amica: ha lasciato gli studi universitari per entrare in convento. E’ stata la spinta definitiva. Insegno in una scuola materna della nostra Congregazione. C’è il rischio sempre latente di sconfinare nell’attivismo, la difficoltà di trovare in comunità equilibrio tra preghioera, vita fraterna e missione, vivere un autentico discernimento comunitario. D’altra parte è la scuola di condivisione: si cresce insieme, al ritmo di ciascuna, alla sua sequela. Dio ti tiene per mano e ti guida: anche se non lo sai. Lo scoprirai alla fine”. (L.G.)