L’Opera Don Orione fa il punto sull’accoglienza a migranti e rifugiati in molti centri della Congregazione sparsi in Italia.
Al Piccolo Cottolengo di Seregno (Milano), dal 19 novembre 2014, ci sono 22 richiedenti asilo e 2 stranieri senza fissa dimora, tutti uomini, venuti direttamente dalla Prefettura di Monza. Per domenica 17 gennaio, è stata organizzata una interessante mattinata di riflessione sull’immigrazione;
Al Piccolo Cottolengo di Santa Maria La Longa (Udine) sono accolti, dal maggio 2015, 17 richiedenti asilo arrivati attraverso la Caritas di Udine e Prefetto, tutti uomini; si sta per concludere il periodo di accoglienza del primo gruppo che sarà sostituito da un altro gruppo. Già in passato, in questa opera erano stati accolte altre persone immigrate, tanto che il Superiore della comunità è stato ringraziato dalle autorità civili con una medaglia d’onore.
Al Villaggio della Carità di Genova-Camaldoli, dal 2011 e attualmente si accolgono circa 25 richiedenti asilo, tutti uomini, con residenza temporanea e transitoria; la comunità di accoglienza è seguita dalla Cooperativa DONO in collaborazione con il Comune e la Prefettura di Genova e Prefettura. In casette separate dalla istituzione di Genova-Castagna, sono accolte 2 famiglie con figli.
Sempre a Genova, nella casa di Salita Angeli è già dall’anno 2000 che si sta realizzando un progetto seguito dalla nostra Cooperativa “Dono” con il Comune di Genova per l’accoglienza di 12 minori e 6 donne: già centinaia e centinaia di persone sono state accolte in questi 15 anni.
A Genova-Boschetto c’è un antico e glorioso monastero dedito interamente all’accoglienza residenziale di persone in difficoltà che, negli ultimi anni sono quasi esclusivamente immigrati. Attualmente sono ei quali 85 provengono da paesi extra Unione Europea; si tratta soprattutto di famiglie in situazione di sfratto, anziani soli, indigenti, persone con disagio mentale. Io chiamo il Boschetto “la nostra Arca di Noé” per la sua eterogeneità di ospiti, dei collaboratori (i nostri, Comune, Asl, Centri di Ascolto) e per la salvezza che si dà a tante persone in momenti di “diluvio”.
Sono 19 i giovani richiedenti asilo – affidati dalla Prefettura di Alessandria – attualmente ospitati alla Casa “Braccia e Cuore” di Tortona, provenienti dal Togo, Burkina Faso, Nigeria, Senegal, Zambia, Pakistan e Afganistan, come ci informa Don Giuseppe Bonsanto incaricato dell’animazione spirituale. L’accoglienza è realizzata nella Villa Pedevilla, l’ampio ex convento delle Suore Sacramentine rimasto vuoto.
L’accoglienza è realizzata con la gestione Cooperativa Sociale Villa Ticinum ed è iniziata nel dicembre scorso, con la previsione di arrivare ad accogliere fino a 30 giovani. Vi è impegnata una equipe composta da 8 operatori sociali, 2 mediatori culturali, due responsabili dello (SPRAR) di Pavia, un sacerdote orionino con esperienza missionaria e con l’importante apporto del volontariato locale.
Nella Casa del Giovane Lavoratore di Milano, da dicembre, ci sono 4 posti per richiedenti asilo e, presso il Piccolo Cottolengo, è stato approntato un piccolo appartamento per una coppia (lei prossima al parto) e c’è disponibilità per una seconda coppia; si collabora con la Caritas Ambrosiana e la Cooperativa Farsi Prossimo. A Fano (PU), da tempo funziona una Casa Mamme, con 18 posti disponibili, ci sono 4 mamme con bambino 1 ragazza minorenne provenienti da fuori Europa.
Iniziative e accoglienze non istituzionalizzate sono state attuate anche al Centro Mater Dei di Tortona, a Reggio Calabria, a Floridia; si è data la disponibilità ai rispettivi Prefetti per accoglienza nelle case di Campocroce (VE) e Malborghetto (UD).
Un discorso a parte ma importante merita l’accoglienza di studenti nei Centri di Formazione Professionale (Endofap) di ragazzi che provengono da famiglie di immigrati: a Mestre, su 412 iscritti, gli stranieri sono 112; a Fano, su 140 iscritti gli stranieri sono 38 (di cui 20 extra UE) e, all’Istituto Tecnico, su 145 iscritti, gli immigrati sono 12; a Roma – Monte Mario, su 604 iscritti, gli stranieri sono 146 (di cui 84 UE e 62 extra UE); a Palermo, gli stranieri sono 6.
“Nella nostra Congregazione – spiega don Flavio Peloso, direttore generale dell’Opera Don Orione – c’è una sensibilità quasi istintiva, cioè carismatica, verso le persone che fanno parte del fenomeno dei migranti e profughi. C’è stato un appello alle case e attività della Congregazione che ha voluto favorire una coscienza e un indirizzo comune ad iniziative che erano già in atto e ad altre che sarebbero seguite. Ne è scaturito un quadro interessante che indica nuove possibilità e chiede ulteriore impegno, ci dice che il nostro sforzo nell’accogliere è nel pieno spirito giubilare della Misericordia”.
“Cerchiamo – aggiunge don Peloso -di restare saldi nella realtà, ancorati alle esperienze dirette. Noi non parliamo solo di un “fenomeno” ma parliamo di centinaia di migliaia di “persone” con un nome e cognome, anche se a volte difficile da scrivere e da pronunciare. Certo, i responsabili politici devono fare il loro dovere – e dobbiamo vigilare perché lo facciano – ma noi, in quanto persone, cristiani e orionini, dobbiamo interrogarci su quello che possiamo fare per offrire aiuto e relazione fraterna a queste persone, fratelli e sorelle, nel bisogno estremo”.
FONTE – ZENIT