“Non servono soldi. Bisogna convertire i cuori per l’unico vero sviluppo del...

“Non servono soldi. Bisogna convertire i cuori per l’unico vero sviluppo del Paese

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“Vi presento Boy – il suo vero nome non lo so; qui c’è l’usanza di usare principalmente soprannomi. Non frequenta la nostra parrocchia, ma viene spesso a giocare.  Quando è comparso quasi un anno fa era di una violenza spaventosa”. A raccontarlo sul suo blog è Federico Gandolfi, 40 anni, tre lauree, istruttore di canoa, frate minore, da un anno in missione in Sud Sudan. Di seguito riflessioni e stralci dai suoi scritti. Uno sguardo di misericordia, per rimettere a fuoco la verità, valido ad ogni latitudine.

TESTIMONIANZA E SPERANZA

Boy.jpeg-225x300“Arrivava, picchiava tutti i ragazzini più piccoli, poi scappava e non si fermava un secondo. Piano piano ha visto come io giocavo con i bambini e ha cominciato a fermarsi ogni giorno di più. Dopo più di un mese sono riuscito a stringergli la mano, l’altro ieri mi ha abbracciato… Sua sorella è arrivata anche lei un anno fa, ma da subito ha voluto abbracciarmi; ancora quando alzo il braccio per accarezzarla abbassa la testa e stringe gli occhi… come un cane che ha preso troppe botte ed è quello che succede quando un adulto le si avvicina. Queste notizie i vari siti non le danno; non parlano del bene che può esistere anche tra questa gente. Certo se si guarda negli occhi di Boy non si vede certo una grande gioia, ma il cambiamento che ha avuto mi parla di speranza”.

TRA GLI SPARI E I SOGNI LA VITA CONTINUA

A lezione di BariOre 6.10 e fuori hanno appena sparato… strano, assurdo, come anche i colpi di pistola dopo un po’ diventino “normali” e non spaventino quasi più”…Dalle notizie comprendiamo come il Paese stia perdendo quel poco di stabilità e sicurezza che finora ci ha presentato, ma il vivere quotidiano con le persone è tutt’altro. Mi vedo tutti i giorni con i ragazzi della parrocchia e vanno avanti sapendo che il prossimo futuro rischia di cambiare drasticamente cancellando nuovamente i loro sogni, ma nonostante questo investono su se stessi, per chi ne ha la possibilità e così giorno dopo giorno ci si sforza di non pensare sempre alla guerra come invece fa chi, da lontano, pensa a questo Paese. C’è chi mi parla degli studi che vuole intraprendere l’anno prossimo, chi mi dice del lavoro che vorrebbe fare e chi della famiglia, ma mettere su famiglia a Juba è diventato impossibile a causa del costo della donna. I ragazzi devono pagare la dote alla famiglia della ragazza ed è veramente troppo alta al momento.

L’IDEA DI FAMIGLIA

Lezione per le CrusaderasLa maggior parte dei ragazzi che si possono permettere una famiglia alla fin fine hanno due o tre mogli, anche tra i cristiani cattolici. E’ un aspetto culturale molto forte che non cambierà presto. Qui la ricchezza di qualcuno sono i figli, la mortalità è alta e servono più mogli… In più una ragazza mi ha detto che le donne sono di più degli uomini e quindi se loro ne sposassero una sola molte donne rimarrebbero senza marito e senza figli e questo non è giusto… punti di vista immagino…. Il rapporto tra uomo donna ancora non mi è chiaro; ai ragazzi che conosco adesso faccio domande dirette e piano piano comprendo come anche la parola “amore” non è proprio ciò che noi intendiamo e se nel rapporto tra Dio e l’Uomo uso il paragone biblico del rapporto sponsale… beh perderemmo tutti i fedeli… L’uomo ha bisogno della donna per i suoi bisogni fisici e per avere figli e allo stesso modo la donna, poi ognuno ha praticamente la sua vita. Gli uomini stanno sempre con gli uomini e le donne con le donne. In città la situazione sta cambiando; influenze di un mondo diverso hanno toccato anche Juba e così i ragazzi e le ragazze cominciano a guardarsi con occhi diversi (occidentali), ma l’uscire insieme o altro è impossibile. Le famiglie devono prima mettersi d’accordo.

UNA GIORNATA TIPO IN MISSIONE

SaponeQuesta mattina è venuta una suora indiana e alle donne della parrocchia ha insegnato a fare del sapone liquido con materie base; si spera che possano iniziare un piccolo business al mercato

In un altro angolo del giardino della Chiesa c’era scuola di Lingua Bari, una delle lingue locali qui di Juba e la più parlata nella nostra parrocchia. Molti dei ragazzi che frequentano il corso sono, a dire il vero, Bari, ma molti non sanno leggere e altri, cresciuti in città e non nel villaggio, non hanno mai imparato bene la lingua essendo cresciuti parlando il Juba Arabic, la lingua che mi sta bruciando i neuroni.

Sempre ieri è iniziata una settimana di formazione per le Crusaders; un gruppo di ragazzine (e pochi ragazzini) che ballano in chiesa durante la liturgia; davvero molto bello. Esprimono col corpo ciò che la bocca prega con le parole. Ieri la lezione è stata su come, essendo Crusaders, si devono comportare a casa volendo bene ai fratelli, alle sorelle e come devono sempre rispettare i genitori e gli zii. Qui a Juba gli zii sono le persone più importanti e di solito prendono le decisioni fondamentali sui propri nipoti; molto più degli stessi genitori. Lo zio è anche quello che decide se il nipote o la nipote possano sposare una data persona e stabiliscono anche la dote.

LA VIA CRUCIS

Via CrucisSi comincia sempre in una decina e si finisce in molti. La gente si unisce, forse solo più per vedere, forse come era avvenuto al tempo di Gesù “andiamo a vedere i romani che crocifiggono qualcuno oggi, uno come tanti…” una via crucis come tante, ma forse non proprio. Si passa per le capanne, tra i poveri, tra i più poveri che mostrano un rispetto ammirevole per coloro che, in pubblico, dichiarano di seguire Gesù sul Golgotha. E’ facile seguirlo in quella pratica religiosa che ha del medioevale; ma quando la croce diviene la compagna di una vita allora è tutto diverso e si prega subito di essere liberati. Qui le croci e i crocifissi sono davvero tanti, fame, guerra e violenza sono pane quotidiano.

Poi ci sono i bambini che si uniscono alla folla, silenziosi guardano e cercano di capire; il loro mondo è ancora bello e spensierato; ma davvero per pochi. Qui si cresce in fretta. La maggior parte di loro cerca una mano di un adulto col quale camminare. L’anno scorso finivo la Via Crucis con almeno 20 bambini per mano, ognuno attaccato ad un dito delle mie mani…

La via crucis continua, il Paese è in pericolo e ognuno sembra spingere più a fondo il chiodo nella mano del vicino. Non ci interessa, c’è chi sta sotto la Croce come Maria e le donne che amavano e seguivano Gesù. Non l’hanno salvato, ma l’hanno accompagnato fino alla Resurrezione. Così accade qui; non si salvano vite ma si condivide la vita.

In molti mi chiedono come poterci aiutare, mandando soldi o altro. Per quello che facciamo noi con e per questa gente non abbiamo bisogno di soldi. Sono problemi che riguardano la conversione del cuore, e penso sia l’unica via per lo sviluppo del Paese. (L.G.)

Su www.Altrodadire.org in “Italiani all’estero, imprenditori di umanità” una finestra fotografica dalla missione

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